
La storia di Vivian Maier è una vicenda incredibile. Un vero colpo di fortuna per quest’artista che in vita ha cercato sempre di rimanere nascosta dietro la sua macchina fotografica, ma quando ormai dimenticata da tutti il suo ricordo ha voluto palesarsi sotto forma delle sue stesse fotografie, che sono state ritrovate per pura casualità da un giovane americano. La vicenda prende vita grazie a John Maloof, un giovane agente immobiliare che nel 2005, trasferitosi a Chicago, iniziò ad interessarsi alla storia di questa città. La sua passione per i beni culturali e storici del luogo lo portarono ad entrare a capo della Northwest Chicago Historical Society, la società storica di quartiere, che organizza incontri, tour ed eventi aperti a tutti i cittadini con lo scopo di educarli alla storia locale. Maloof, per incrementare il lavoro di divulgazione sulla storia di Chicago, che spesso passava inosservata rispetto ad altre città americane, decise di collaborare con lo scrittore Daniel Pogorzelski per scrivere il libro intitolato «Portage Park» pubblicato nel 2008, in cui si racconta di posti inediti e ricchi di storia situati nella città. Per accompagnare lo scritto erano necessarie foto ben fatte, che riproducessero la vecchia Chicago; precisamente l’editore ne richiese quasi 220. I due scrittori impiegarono quasi un anno nel cercare incessantemente tutte le fotografie vintage necessarie e proprio in quel periodo, nel 2007, Maloof si rivolse anche alla casa d’aste della città, la RPN, sperando di trovare materiale utile, e fu proprio così. Gli venne mostrato uno scatolone pieno di negativi riguardanti la Chicago degli anni ’60, che era stato ritirato a seguito di uno sgombero di un magazzino, ed il giovane decise di acquistarla per 380 dollari.
I rullini non si rivelarono interessanti ai loro occhi inesperti, ma dopo un po’ di tempo dalla pubblicazione del libro, Maloof decise di riguardarli attentamente ed iniziò ad appassionarsi alla fotografia. Prese in mano la macchina fotografica dilettandosi ad immortalare la città, prendendo a modello proprio quei negativi così tecnicamente perfetti. Quelle immagini riecheggiavano in lui un forte fascino tanto da ossessionarlo: voleva conoscere tutta la storia, che si nascondeva dietro a quelle foto e a quel misterioso fotografo. Iniziò allora a ricercare tutto il materiale possibile risalente a quell’enigmatico artista ricavandone una collezione di circa 150 mila negativi, 3 mila stampe, centinaia di filmati, video, interviste audio ed oggetti vari. Grazie ad alcune fotografie autoritratto, Maloof scoprì il volto del tanto atteso fotografo, una fotografa per l’appunto: Vivian Maier.
La fotografa era nativa di New York e dopo aver passato l’infanzia in Francia, era tornata negli Stati Uniti per lavorare, ma essendo priva di titoli di studio trovò impiego solo come commessa, operaia e poi bambinaia. Durante gli anni ’50, Maier ereditò un discreto compenso da parte di una zia defunta e comprò così la sua amata Rolleiflex, dedicandosi quotidianamente alla sua più grande passione, la fotografia, e racchiudendo nei suoi rullini una fantastica storia della vita cittadina americana, in particolare a Chicago e New York. L’intento della Maier era quello di documentare la vita delle persone e dei luoghi che la circondavano, foto dei bambini che curava, delle abitazioni e delle persone che incontrava per strada.
Dal 2007 in poi, Maloof iniziò a contattare anche le famiglie dei bambini, che erano stati accuditi in passato da Vivian, recuperando tanto altro materiale lasciato dalla donna nelle varie abitazioni; solo qualche anno dopo si scoprì che la fotografa in quel periodo era ancora in vita, anche se molto anziana, malata e povera. Proprio per via dei problemi economici, la donna vacava tra i senzatetto ed un vecchio bilocale poco conosciuto, nascondendo le proprie tracce. Ciò che le importava di più erano le sue duecento scatole ricolme di materiale documentario creato fino a quel periodo e per questo affittò un box in cui depositare tutto il suo lavoro; nel 2007 fu costretta a cedere il suo tesoro fotografico per via di un mancato pagamento e per questo le scatole vennero date alla casa d’aste RPN. Grazie alla pubblicazione del blog dedicato all’immensa collezione ritrovata da Maloof, con il tempo, il lavoro della Maier ha riscosso sempre più successo e intorno a lei si creò un vero e proprio mito, tanto che lo stesso Maloof realizzo un film-documentario dal titolo «Finding Vivian Maier». Purtroppo il giovane regista scoprì troppo tardi che l’artista durante tutti quegli anni di ricerca era ancora viva, ma quando provò a contattarla ormai era troppo tardi: il 21 aprile del 2009 Vivian Maier morì. Oggi, la Collezione Maloof è diventata famosissima, portando in tutto il mondo il grandioso lavoro della fotografa ritrovata, con l’obiettivo di promuovere e di salvaguardare questo patrimonio artistico per le generazioni future, ma la vera storia della fotografa-bambinaia rimarrà per sempre un mistero: chi era Vivian Maier?








