Un weekend d’aprile del 2010, il collezionista quarantottenne, Andy Fields, residente nella cittadina inglese di Tiverton della contea del Devon, Regno Unito, fece uno straordinario affare. L’uomo, in compagnia di un amico, era partito per un tour per la città di Las Vegas alla ricerca di privati con cui fare affari. Dopo una prima perlustrazione, capitarono a casa di un privato nel nord-ovest della città, il quale svendeva diversi oggetti e quadri lasciati accatastati nel vecchio garage. Vedendo la grande quantità di opere d’arte, Andy, da sempre appassionato d’arte, si lasciò ispirare dalla bellezza di alcuni dipinti ad olio, che acquistò a forfait negoziandone il prezzo con il venditore e per soli 5 dollari in più si fece dare anche alcuni schizzi, che notò impilati su un armadietto.
Durante una lunga e piacevole conversazione con il venditore, Milton Longe, i due amici scoprirono che l’uomo era un amico d’infanzia del grande pioniere della Pop Art, Andy Warhol. La zia del venditore, Edith Smith, era molto amica della madre dell’artista e spesso accudì il piccolo Warhol quando aveva bisogno. Gli amici entusiasti dell’acquisto, non immaginavano ciò che avrebbero trovato. Quando iniziarono a scrutare ed analizzare tutti i vari pezzi d’arte acquistati, che non erano propriamente in ottime condizioni, Andy scovò uno straordinario ed inaspettato schizzo all’interno della cornice malandata di una foto originale di Gertrude Stein. Il foglio rappresentava uno schizzo del volto del cantante ed attore degli anni ’30, Rudy Vallee e presentava sul lato la firma scarabocchiata «Andy Warhol». Il collezionista si ricordò subito della storia raccontata dal signor Longe, deducendo che si poteva trattare di un originale dell’artista Pop. La Stein, una modernista mercante e scrittrice d’arte della prima metà del Novecento, aveva probabilmente nascosto lo straordinario schizzo nella cornice di una fotografia per proteggerlo e custodirlo nel tempo.
L’opera venne poi fatta verificare da alcuni esperti, che stabilirono che si trattava di un raro schizzo realizzato da Andy Warhol quando era ancora un ragazzino di 10-11 anni. Brett Maly, un perito d’arte per Art Encounter a Las Vegas, nel 2011 valutò l’opera per 1,3 milioni di sterline, anche se non è ancora ben chiaro come sia possibile che l’artista già ai tempi si fosse firmato come «Warhol» e non come «Warhola», in quanto avrebbe cambiato nome d’arte solo nel 1949, mentre lo schizzo risalirebbe alla fine degli anni‘30.
Andy Fields dichiarò di aver portato l’opera anche all’Andy Warhol Authentication Board, per difendersi dalle accuse ricevute da Gary Comenas di Warholstars, il quale , invece, sosteneva che si trattasse di un falso. Fields rispose alle critiche facendo notare che Warhola, già anni prima di cambiare definitivamente il suo nome d’arte, utilizzava lo pseudonimo «Warhol» e per verificare l’autenticità della scritta ci sarebbero volute più di quindici firme di confronto, in quanto l’artista era solito cambiare spesso grafia. Nel 2013 la famiglia Warhol ha reso visibili altri schizzi realizzati dall’artista ancora bambino, rafforzando la tesi dell’originalità del disegno ritrovato per via di una forte affinità di composizione, tecnica e carta usate. Oggi, la questione è ancora aperta e l’opinione degli esperti è contrastante; Fields ha deciso di non vendere l’opera in quanto fiero della propria scoperta, ed è deciso e desideroso di esporlo in un museo così che tutti possano beneficiare ed ammirare la rara opera del grande Andy Warhol. La Royal Academy of Art di Bristol è stata una delle prime gallerie ad aver esposto l’opera per circa 4 mesi.

